Vita

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L’unico assioma che riesco a concepire come base dell’esistenza è il principo dell’evoluzione.
La stessa stasi e apparente quiete è una forma di progresso nel suo intrinseco significato cioè nella sua dimensione temporale senza la quale non è riconoscibile.
L’evoluzione come coscienza degli esseri non della materia stessa. Alle cose diamo forma e a volte trasformiamo la materia ma essa rimane materia. Solo un essere vivente può percepire la materia passata e quella presente come la stessa entità mutata da un’azione; solo un essere vivente può attribuire un significato a quell’azione.
Non riesco a concepire l’antitesi dell’evoluzione.
Riconosco quindi come dimensione essenziale della vita l’evoluzione e ne sono affascinato. Ma una domanda ogni giorno mi inquieta: Perchè non riesco a vedere tale esercizio sulla comunità?
Cosa può trattenere dal fuggire al perpetuarsi dei soliti giri vacanti che però vacanti non sono? Come si può non subire il fascino della vita?
Il solo guardare intorno a se e domandarsi la consistenza di un qualunque momento realizza una suggestione morale dell’esistenza in cui la coscienza svanisce.
L’evoluzione è indirezionabile così come ineluttabile. Tutti ne facciamo parte ma molti tentano di non esserne coscienti.
Io non riuncerei a viverla.

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