Blog di Roberto Fusco

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La vera conquista

Il processo di conquista si delinea intorno a una evoluzione partendo da un ben determinato presupposto e una visione soggettiva di un obiettivo che muta nel tempo trasformandosi in una realtà che diventa sempre più consapevole. L’oggetto dell’evoluzione e lo stesso tempo che è la sua dimensione essenziale sono percezioni personali che ciascuno valuta differentemente. D’altro canto è dubbia anche la consinstenza dell’attributo di obiettivo per qualunque traguardo sia essenzialmente mutevole.
La consapevolezza, detto ciò, di non potersi affidare a un traguardo che sia sufficientemente ambizioso (anche solo un poco lontano) pone il dubbio della opportunità di un orientamento verso una tale evoluzione. Come se non esistesse un modo obiettivo per realizzare quella conquista. Tuttavia, per certo sussistono mete ambiziose e scopi desiderati.
La visione che si realizza in ogni momento è la soggettiva interpretazione della evoluzione del proprio processo di conquista letto col tempo e con la oggettività della stessa consapevolezza o coscienza della propria passata evoluzione.

Questa considerazione sposta l’attenzione sulla dualità del traguardo e del percorso che vi ci porta.
Questa dualità si può rileggere in uno stimolo (visione soggettiva istantanea del traguardo) e un’azione (decisione e singolo passo evolutivo). Entrambe queste entità sono essenziali nel processo evolutivo.
L’interpretazione soggettiva dello stimolo viene condotta dalla propria coscienza che è costituita da assiomi (cose scontate), valori (cose in cui si crede e a cui si da valore) e inibizioni (propri limiti).
Soffermarsi su questi punti di vista nella valutazione degli stimoli è una operazione che consente di avere una più ampia percezione e quindi una più oggettiva valutazione degli stessi portando a una lettura più varia della realtà rendendola più disponibile alle proprie azioni, ampliandone quindi gli scenari. Una tale accuratezza può condurre anche a una rivalutazione dei propri assiomi, valori e inibizioni variando la propria soggettività (reale processo di crescita della consapevolezza).
L’azione scaturisce dalla valutazione degli stimoli. Nell’analisi evolutiva la sua rilevanza si limita a un breve e ben determinato lasso di tempo durante il quale è unica e irripetibile la propria coscienza.

In realtà ogni azione porta alla conquista di una nuova consapevolezza e quindi a un nuovo traguardo, ma tale traguardo sarà tanto più gratificante quanto più la propria coscienza sarà profonda.
Conoscere il modo in cui si è diventati ciò che si è rappresenta una condizione di ordine superiore rispetto all’ambizione.

La scelta del potere

Un nobile di un tempo (anche un Re) impiegava nella migliore delle ipotesi giorni per spostarsi da Napoli a Roma e non disponeva di bagno riscaldato nè di acqua corrente. Doveva forse accontentarsi? Eppure il popolo intero invidiava, fra l’altro, le sue condizioni di vita! Inoltre a tavola non poteva scegliere tra il prosciutto di Parma e il salmone Norvegese o la carne Argentina.

Perchè oggi non si gode soddisfazione anche avendo molto più di tutto questo?
Quale sarebbe stato il primo sentimento del popolo se ognuno non avesse desiderato essere un nobile? E inoltre si percepisce il sentimento di chi, nonostante tutto, riesce ad invidiare il popolo?
Da questa semplice riflessione scaturisce che non è uno status a rappresentare in assoluto la gratifica ma il fatto di potere più degli altri. L’istinto di guida verso questa ambizione è nascosto più o meno bene in ognuno ma raramente ci si ferma a riflettere su come valorizzare questa inconsistenza.
Intanto è evidente che la diversità è alla base del progresso di se stessi, un ideale da raggiungere o un demone da cui fuggire costituiscono la base stessa dello stimolo progressivo. E’ la relazione con altri individui che ci fa cambiare.
Inoltre non è utile pensare di usare l’aiuto di qualcuno per sovrastare il suo potere. Un potente consapevole non darebbe mai più delle briciole al suo popolo per non essere spodestato. Egli inoltre controllerebbe tutti i mezzi convenzionali attraverso cui sottrargli potere.

Mettendosi nei panni del potente non è difficile pensare di essere giusti e generosi invece che tiranni. Il popolo sarebbe grato al potente.
Mettendosi nei panni del popolo è altrettanto facile pensare di suscitare invidia e odio negli animi delle folle.
In questa divisione si creano due parti in contrasto fra loro. Ma una delle due vincerà. Nel caso vinca il popolo grato, il potente resterebbe potente e il popolo grato. Nel caso inverso il potente perderà il potere a favore del più forte trascinatore delle folle alimentate da odio e invidia che diverrà il potente che, a sua volta, riterrà di essere giusto e generoso diversamente dal potente predecessore finchè nel popolo arriverà un altro trascinatore di folle che ripeterà la storia.

Oggi le conquiste della civiltà hanno complicato enormemente la struttura della società e le diversità si manifestano in molteplici forme e ambiti. Dalla ricchezza al potere politico, dalla bellezza alla scienza. E’ anche meno rischioso scegliere se stare dalla parte dei potenti o del popolo. Però, forse, è da considerare una vittoria la consapevolezza che per vivere non basta stare nè da una parte nè dall’altra ma piuttosto capire il significato e l’essenza di una tale diversità e la necessità fisiologica del divario finalizzato a creare l’instabilità intorno a un equilibrio che se raggiunto porta alla morte.

Vita

L’unico assioma che riesco a concepire come base dell’esistenza è il principo dell’evoluzione.
La stessa stasi e apparente quiete è una forma di progresso nel suo intrinseco significato cioè nella sua dimensione temporale senza la quale non è riconoscibile.
L’evoluzione come coscienza degli esseri non della materia stessa. Alle cose diamo forma e a volte trasformiamo la materia ma essa rimane materia. Solo un essere vivente può percepire la materia passata e quella presente come la stessa entità mutata da un’azione; solo un essere vivente può attribuire un significato a quell’azione.
Non riesco a concepire l’antitesi dell’evoluzione.
Riconosco quindi come dimensione essenziale della vita l’evoluzione e ne sono affascinato. Ma una domanda ogni giorno mi inquieta: Perchè non riesco a vedere tale esercizio sulla comunità?
Cosa può trattenere dal fuggire al perpetuarsi dei soliti giri vacanti che però vacanti non sono? Come si può non subire il fascino della vita?
Il solo guardare intorno a se e domandarsi la consistenza di un qualunque momento realizza una suggestione morale dell’esistenza in cui la coscienza svanisce.
L’evoluzione è indirezionabile così come ineluttabile. Tutti ne facciamo parte ma molti tentano di non esserne coscienti.
Io non riuncerei a viverla.

Consapevolezza: Il valore della conoscenza nella scelta

Quante volte effettivamente ci poniamo la questione della scelta solo dopo esserci preoccupati di conoscere realmente lo scenario in cui la operiamo? E quando crediamo di conoscere questo scenario, quanto confidiamo nella nostra consapevolezza? E che valore diamo alla consapevolezza?

Dalla scelta del telefonino a quella di avere figli, la vita è piena di momenti in cui ci troviamo di fronte a un decisione. A volte cerchiamo di conoscere tutte le scelte possibili altre volte scegliamo di affidarci all’intuito o al consiglio degli altri.
L’importanza attribuita alla conoscenza forse sta proprio nel fatto che razionalmente consente di correlare direttamente un effetto a una causa e appunto la presunta capacità di produrre quella causa con un’azione. Di certo a volte si sbaglia, ma nello studio l’approccio empirico del principio causa-effetto è storicamente quello che ha indotto i più grandi progressi sociali e teconologici.

Immaginando di trovarsi ancora in pigiama in una affollata metropolitana, possono venire in mente moltissime ragioni per cui avvertire una profonda sensazione di disagio. Probabilmente tutte diverse e generate da impulsi diversi e ognuna di queste gestibile in mille modi. Le complessità della mente e della realtà sono tali da non giustificare mai la piena fiducia nella propria consapevolezza. Eppure, talvolta, la confidenza di sè guida gli istinti e spesso, apparentemente, con saggezza.

La cognizione di una propria morale è una condizione che è sconosciuta a molti e che è invece un riferimento vitale per altri. La discutibilità degli assiomi morali ha il valore della verità stessa. La convivenza sociale e l’esperienza civile hanno prodotto una quantità di assiomi che potrebbero essere anche definiti mistici e che è veramente difficile contestare, tuttavia è immensa la differenza fra la sensibilità di chi li ha dedotti e chi li accetta e enuncia.
Di questi assiomi fanno parte la politica, la fede, la medicina e la scienza. Chi crede di poter dare torto ai politici dell’altra parte? O di negare la fede altrui? O di non giustificare le altre forme terapeutiche? Chi può dare un onesto senso alla scienza? Nessuno è in grado di dimostrare le prove della propria verità e ogni dimostrazione può essere contraddetta, lo dice la storia! E’ solo la nostra presunzione che ci fa credere che non cadremo negli stessi cosiddetti errori e che in futuro sapremo agire con maggior consapevolezza. L’inessere morale dell’essere umano è la contraddizione che da senso alla nostra vita. Non ci sarebbe il bene senza il male o il buono senza il cattivo. Ma l’essenza della consapevolezza sta nel riconoscere che il buono e il cattivo sono due manifestazioni della stessa entità e cioè della bontà o della cattiveria ovvero bontà e cattiveria sono la stessa cosa così come dolcezza e amarezza, ricchezza e povertà.

Finchè si prova il senso della relatività delle cose non esiste una misura preferibile delle stesse ma solo una scelta preferenziale di indagine dell’entità verso una direzione casuale. Non si potrà essere abbastanza buoni o cattivi ma ci si potrà imbuonire o incattivire e questa variabile sarà una delle nostre consapevolezze.
Ognuna di queste variabili contribuirà a guidare le nostre scelte e porrà gli accenti su alcuni momenti della vita e poi mutevolmente spingerà a tornare sui propri passi e fare altre scelte a scapito di quelle già fatte.

Ciò che rende inestimabilmente inutile ed essenziale la consapevolezza è l’eterno e connaturato squilibrio della verità nell’interpretazione degli assiomi e nella costruzione della propria morale.

Intro

A volte non è facile individuare con chiarezza lo scopo di un’azione che però si è comunque intenzionati a compiere. La creazione di questo blog è allo stesso tempo spinta e trattenuta da diversi sentimenti che però hanno molto in comune.
Il successo sociale nella vita può dipendere da fattori decisamente incalcolabili ma un punto essenziale è di sicuro la comunicazione. L’efficacia di quest’ultima è però anch’essa condizionata da variabili difficili da controllare. Inoltre riuscire a comunicare correttamente con inappropriati interlocutori vale ben poco.
A questo punto della mia vita ho talmente tanti argomenti e conti in sospeso che non so da dove iniziare; la spinta emotiva tende a sovrastare l’ordine cronologico, il che andrebbe a discapito della chiarezza.
Nelle rare occasioni in cui coincideranno il pensiero e il tempo per scrivere lo farò, poi si legge!